Giada Bonato: tra mappe e lanterne, l’avventura dell’orienteering
- Susana Alejandra Tapia Escobar

- 16 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 4 ore fa
Dalla bussola alla Pubblica Assistenza, la storia di una giovane campionessa che ritrova nell’aiuto agli altri il vero senso dello sport e della vita
A soli sedici anni, Giada Bonato ha già imparato che orientarsi non significa solo trovare la strada giusta tra gli alberi. Significa anche capire dove andare dentro di sé, scegliere cosa conta davvero e riconoscere le persone che camminano accanto, nella vita come nello sport.
Studentessa del liceo delle scienze applicate Fantini di Vergato, Giada si è avvicinata alla Pubblica Assistenza di Sasso Marconi due anni fa, grazie al campus estivo. Oggi è volontaria e, quando può, partecipa alle attività dell’associazione. La stessa energia che la muove nei boschi, con mappa e bussola, la spinge anche nel volontariato: la voglia di scoprire, di imparare e di esserci per gli altri.
L’orienteering è entrato nella sua vita cinque anni fa, grazie al papà, che la portava a correre nei sentieri vicino casa. Da quei primi percorsi familiari è nata una passione diventata parte della sua identità. Ora Giada veste i colori del CSI Sasso Marconi, e descrive il suo sport come un equilibrio perfetto tra mente e natura:
«Parti da sola, tu, la cartina, la bussola e tanta voglia di divertirti».

Per lei, il momento più bello resta la corsa nel bosco, tra sassi e colline che diventano punti di riferimento. Quel silenzio pieno di vita le regala concentrazione e respiro, spazio per pensare. È un’esperienza che le permette di rallentare in una quotidianità “super frenetica”, come la definisce lei, e di ritrovare calma e lucidità.
Nonostante la giovane età, Giada ha già capito quanto sia facile perdere il senso delle cose quando ci si lascia prendere dalle aspettative degli altri. È successo anche a lei: per un periodo correva per dimostrare qualcosa, non per sé stessa. Poi ha cambiato prospettiva:
«Ora lo faccio per divertirmi. Lo sport deve essere un momento di riposo anche per la mente, non solo una fonte di stress».
Nel giugno scorso, sui monti del Pollino, ha conquistato il titolo di campionessa italiana di orienteering nella categoria W16. Non si aspettava nulla, non correva per vincere. Durante la gara si era persino fermata ad aiutare un bambino che non trovava la sua lanterna. Poi, all’arrivo, la sorpresa: lo speaker pronunciò il suo nome. Campionessa d’Italia.Un riconoscimento arrivato senza calcoli, con la naturalezza di chi fa le cose per passione.
Giada non parla solo di competizione, ma di rispetto. Racconta un episodio che l’ha colpita durante i campionati studenteschi: una ragazza che, trovando la compagna di squadra in difficoltà, ha rinunciato alla sua gara per soccorrerla.
«È questo che l’orienteering insegna – dice – prima del correre più veloce degli altri: il rispetto e la cura verso il prossimo».
È forse per questo che Giada si sente a casa anche in Pubblica Assistenza. Quando parla dei volontari, il suo tono si illumina: “Ci sono persone sorridenti, disponibili, con tanta voglia di fare. Mi fanno sentire accolta, parte di un gruppo, anche se mi conoscono da cinque minuti”.Nel bosco o in sede, ritrova la stessa umanità: la capacità di fermarsi, di guardarsi intorno, di offrire una mano.
Accanto allo sport, Giada suona il clarinetto nell’Onda Marconi, pratica atletica e partecipa al gruppo giovanile Pantagorà, che si ritrova in Pubblica per progettare una Sasso Marconi più viva per i giovani. Nonostante gli impegni, porta avanti tutto con entusiasmo, consapevole che ogni esperienza aggiunge un tassello alla sua crescita.
Quando le chiedono cosa direbbe a chi vuole provare l’orienteering, risponde con semplicità:
«Nessuno è negato. Si può correre o camminare, l’importante è provarci e divertirsi»
E a chi le chiede perché fa volontariato, risponde con lo stesso spirito: per i sorrisi, le parole gentili, le risate condivise.
Nel suo modo di vivere, sport e solidarietà si intrecciano fino a diventare una cosa sola: la scelta quotidiana di fare spazio agli altri, di prendersi cura, di orientarsi non solo con la bussola, ma con il cuore.
Giada Boda nto
Susana Tapia


