Voci dal Campus Estivo Giovanile 2024
- Il Pubblichiere Pubblica Sasso Marconi

- 2 nov 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 3 giorni fa
Ricordi ed emozioni di una giornata trascorsa a Monte Sole.
Il Campus Estivo Giovanile è una delle tante attività organizzate dalla Pubblica Assistenza di Sasso Marconi e, nonostante si svolga ormai da tempo, ogni anno avviene sempre qualcosa di nuovo.
Quest’anno ho notato, nel mio ruolo di assistente tutor, una particolare coesione tra i ragazzi che cresceva sempre di più nel corso del Campus. Un fenomeno che ha raggiunto il culmine dopo la lezione degli assistenti tutor, che hanno diviso i ragazzi in due gruppi, dove venivano trattati argomenti di primo soccorso distinti tra loro.

Il giorno seguente i ragazzi hanno spiegato ai loro colleghi ciò che hanno appreso, affiancati dagli assistenti tutor. I giovani partecipando, oltre ad aver appreso nuove informazioni, hanno dimostrato una certa maturità perché non solo sono riusciti a mettere in pratica le conoscenze acquisite, ma hanno anche insegnato ciò che hanno appreso ai loro coetanei.
Inoltre, nella giornata conclusiva del campus (21 giugno 2024) ci siamo recati a Monte Sole e abbiamo ascoltato diverse testimonianze di persone che hanno raccontato ciò che è successo in questi luoghi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Stefano Muratori ha ricostruito la storia di Ferruccio Laffi, un giovane che riuscì a salvarsi dal massacro del suo borgo e per tutta la vita ha continuato a raccontare la sua storia per tramandarne la memoria.
In seguito abbiamo visitato altri luoghi della Memoria come il cimitero di Casaglia, infine ci siamo diretti verso Cerpiano, una frazione all’interno del parco di Monte Sole. Lì si trovano le rovine di una vecchia casa colonica composta da una dimora padronale e un oratorio dove, durante la Seconda Guerra Mondiale, vennero trucidate 43 persone tra donne, bambini e anziani. Questa testimonianza è stata riportata da Frate Matteo, che ci ha letto la storia della maestra Antonietta Benni, una delle tre persone che sono riuscite a sopravvivere alla strage perpetrata dai nazisti nel settembre del ’44 nella vecchia casa colonica di Cerpiano.
Durante il racconto, nonostante fossimo in tanti, non volava una mosca; l’unico suono che riecheggiava nell’aria era la voce del frate con il pesante fardello della testimonianza che stava riportando. In quel momento non eravamo più divisi in tutor e corsisti, eravamo tutti sullo stesso piano, eravamo persone e ognuno stava ascoltando e riflettendo su ciò che la crudeltà di questi uomini aveva fatto, strappando 43 vite ai propri affetti. Finita la lettura del brano per qualche istante nessuno si è mosso, quando ad un certo punto il silenzio è stato interrotto da un singhiozzo: una ragazza si è avvicinata al frate e l’ha abbracciato.



