I "Senzatetto"un problema internazionale
- Il Pubblichiere Pubblica Sasso Marconi

- 2 nov 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 4 giorni fa
La mancanza di una casa, di un “tetto”, rappresenta una delle forme più estreme di povertà ed emarginazione, che affligge le società avanzate. Il problema è noto da tempo, anche il linguaggio ha prodotto tanti termini per definire questa condizione: “Homeless”, "Clochard”, “Barbone”, “senza fissa dimora”.. fino al burocratese “persone in condizioni di insicurezza abitativa”.
La diffusione del problema è internazionale e interessa in modo più marcato le grandi città. Ne ho avuto una esperienza diretta, nei miei frequenti viaggi a Parigi, ove ho visto “clochard” ad ogni angolo di strada. La stima sul numero dei senzatetto è approssimativa, per le oggettive difficoltà ad effettuare censimenti attendibili, ma si ritiene che in Italia siano oltre 50mila, in Europa quasi 900mila e negli Usa, la più grande potenza economica mondiale, circa 600mila. Scarseggiano i dati nei paesi dell'Est e Sud del Mondo. Verosimilmente, nei Paesi con regimi totalitari, la questione viene occultata con metodi repressivi.
si ritiene che in Italia siano oltre 50mila, in Europa quasi 900mila e negli Usa, la più grande potenza economica mondiale, circa 600mila
Sul piano dei diritti, le Carte fondamentali e diversi documenti internazionali affermano l’incompatibilità di una tale condizione per il rispetto e la dignità della persona. Questi concetti si trovano già nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”, promulgata dall'ONU nel 1948, ma più di recente, nel 2015, sempre l'ONU ha avviato un progetto ambizioso e forse utopistico: la “Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, con diversi traguardi da raggiungere in campo ambientale, economico, sociale e istituzionale, entro il 2030. Fra questi obiettivi, figura anche il superamento della povertà estrema, compresa la “Homelessness”. Nel 2020 durante la 58ª sessione della Commissione per lo sviluppo sociale, le Nazioni Unite hanno considerato i senzatetto come una questione politica fondamentale e hanno adottato una risoluzione che definisce il fenomeno e chiede ai Paesi membri di misurarlo e attivare forme di protezione sociale. Queste indicazioni sono state recepite anche dalla Comunità europea, che nel 2023 ha destinato oltre 15 milioni di euro al programma comunitario intitolato “Pratiche di innovazione sociale per combattere la mancanza di fissa dimora”, e si è inoltre impegnata a spendere almeno il 25% delle risorse del Fondo sociale europeo Plus per l'inclusione sociale.
Nonostante i buoni propositi il fenomeno dei “senzatetto” è in espansione nel Mondo e in Europa, dove il numero è raddoppiato dal 2009. Questo fatto è indubbiamente legato a fattori socio-economici, come l'aumento del costo della vita e in particolare degli alloggi, oltre alla crisi occupazionale. In questo contesto sociale difficile si aggiunge il complesso fenomeno dell’immigrazione clandestina. La perdita di una dimora è di solito l'esito finale di un processo di emarginazione. Le cause che costringono le persone a vivere in strada sono molteplici e interconnesse, difficilmente ascrivibili ad un unico fattore. In estrema sintesi possiamo distinguere cause individuali e di contesto sociale. Tra le prime annoveriamo la rottura dei rapporti familiari, difficoltà finanziarie, malattie, infortuni, disturbi psichici, abuso di sostanze. Tra le seconde, la perdita del lavoro o dell'alloggio, un contesto sociale degradato, un basso livello di istruzione, lo sradicamento dal proprio territorio. Appare chiaro che la dimensione multifattoriale di questa condizione di vita, rappresenta un problema sociale e dunque anche un problema politico.
A questo punto mi sorge spontanea un’osservazione qualunquistica: se tutti i miliardi di euro che si spendono nel Mondo per fare le guerre e uccidere migliaia di persone, fossero investiti in campagne socialmente utili, non sarebbe possibile porre fine a questa degradante condizione sociale? Mi rendo conto che ciò non è immediatamente possibile, ma i sogni sono spesso alla base delle innovazioni e delle azioni politiche.
Nella realtà attuale, oltre all'impegno più o meno formale degli Stati sovrani, vi è una attività spesso misconosciuta di una rete di soccorso fondata sull'associazionismo, che vede in campo diverse organizzazioni di volontariato e non governative. In questo contesto intendo segnalare Feantsa, la Federazione delle organizzazioni nazionali che lavorano con persone senza dimora, una Ong fondata nel 1989, che riunisce una cinquantina di membri distribuiti nel Mondo, prevalentemente in Europa, rappresentata per l'Italia dalla FIOPSD (Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora), con sede nazionale a Genova. Tra gli obiettivi perseguiti, c’è la promozione e il supporto alle organizzazioni che lavorano per fornire alloggio, assistenza e sostegno sociale ai “senzatetto”, incoraggiando la cooperazione tra Ong e Amministrazioni pubbliche, per sviluppare una rete di servizi che lavorino sul miglioramento delle condizioni sociali dei gruppi disagiati. Sul piano culturale, è stato avviato un dibattito pubblico per aumentare la presa di coscienza della popolazione e del mondo politico, per il riconoscimento del diritto a un alloggio dignitoso per tutti. Alcune esperienze avviate, in particolare in Spagna, stanno dimostrando che spesso la sola attribuzione di un’abitazione, innesca una catena di reazioni positive, che danno maggiore dignità alla persona e possono agevolare il reinserimento sociale. Pensiamo infatti alla possibilità di cucinare qualcosa in casa, di lavarsi e di lavare i propri indumenti agevolmente, di dormire in un letto, sono tutte piccole cose della vita quotidiana, che in strada vengono perse e rendono indecorosa l'esistenza, favorendo atteggiamenti depressivi e di inedia, che alimentano la condizione di emarginazione.
La FIOPSD ha anche avviato, in collaborazione con “Housing Rights Watch”, una campagna europea per incoraggiare le città ad approvare la “Carta dei diritti delle persone senza dimora” (Homeless Bill of Rights), un documento articolato in 11 diritti che invita le Amministrazioni locali ad adottare, nei loro piani d'azione, approcci basati sui diritti umani per affrontare la povertà urbana.
In conclusione, ritengo che anche localmente, nella nostra piccola comunità, occorra lavorare per affermare concretamente i diritti fondamentali della persona, attraverso politiche attive sui territori in grado di agevolare il superamento delle barriere economiche e culturali che sono fonte di ingiustizia sociale.
Eros Tommasi



